Talento da vendere, sensibilità e una forte determinazione. Questa mattina abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Andrea Scuderi, in arte Skoob, cantante peschierese che sta vivendo da solista una rinascita musicale. Un processo che ci auguriamo possa portarlo a calcare palchi importanti. 

1)Ciao Andre! In questi giorni ho avuto modo di parlare con diversi artisti, ragazzi che stimo, determinati e appassionati nel loro mestiere, tutti accomunati dalla voglia di trasformare il momento difficile che stiamo vivendo in un’opportunità di riscatto e di crescita personale. Tu? Come hai vissuto il periodo di lockdown e come stai vivendo l’inizio di questa Fase 2?

Ciao! Ho cercato di vivere nel modo migliore possibile questo periodo. È un momento difficile per tutti ma in questi casi penso sia fondamentale sapersi reinventare e cercare di tirare fuori il meglio, per quanto possibile.
Dal punto di vista strettamente personale la sto passando abbastanza bene. Sto usando questo eccesso di tempo "libero" facendo quello che prima mi risultava difficile. Leggo, scrivo. Ho chiuso un po' di brani che sicuramente finalizzerò appena mi sarà possibile.
L'inizio di questa Fase 2 voglio viverla con grande attenzione. Sono andato a fare un giro con la mia BMX che era chiusa in box da un po' di tempo (ovviamente con mascherina e evitando chiunque) e devo dire che la normalità mi manca ma penso che non si debba avere fretta e soprattutto che sia fondamentale rispettare le regole. Il resto sarà tutta una conseguenza di quel che faremo.

2) Hai iniziato da poco la tua carriera da solista. Come mai tu e Scire vi siete separati, se si può dire, come hai vissuto la separazione e come ti sei preparato mentalmente al tuo nuovo percorso da solista?

Con molta serenità, dopo anni di duo si è sentita l'esigenza di dare più spazio alle carriere soliste. All'inizio la separazione l'ho vissuta come quando ti lasci dopo tanto tempo. Insomma, devi tornare a pensare per uno dopo aver pensato a lungo per per due.
Ammetto che mi sentivo un po' perso. Prima di "Due Passi" non avevo mai pensato a un brano unicamente mio. Quindi ho deciso, prima di tutto, di prepararmi facendo un lavoro "psicologico" su me stesso. Ho cercato di capire come me la sarei cavata, se ero in grado di fare tutto da solo. Ho iniziato realizzando brani da un minuto che ho pubblicato sulla mia pagina Instagram. Avevo bisogno di capire se l'acqua era fredda prima di tuffarmi. Soddisfatto dei risultati ottenuti ho deciso di finalizzare il brano che reputavo più interessante. E credo di non essermi sbagliato! Fino a poco tempo fa, "Due Passi", era il brano con più riproduzioni su Spotify.

3) Ci sono stati dei momenti del tuo percorso musicale in cui hai pensato di mollare tutto?

No, non ho mai pensato di mollare. Sono testardo. Fino a quando credo in qualcosa mi ci spacco la testa. E non ho mai smesso di crederci, nemmeno un secondo. Ammetto che a volte avere un sogno è una condanna ma quando trovi la tua dimensione, il tuo spazio, penso che arrendersi sia da stupidi.

4) Hai iniziato il tuo percorso da solista con “Due Passi” e ora siamo arrivati a due singoli molto interessanti quali “Venerdì sera” e “Festivalbar”. Cosa rappresentano per te questi tre pezzi, qual è stato il percorso che hai fatto?

Come dicevo prima, "Due Passi" rappresenta l'Inizio, ma è un brano che non è nato con lo scopo di essere un brano ufficiale. Non avevo la minima idea di cosa stessi facendo.
Tra "Due Passi" e "Festivalbar" (che è il brano che ho scritto cronologicamente prima degli ultimi usciti) ci sono in realtà pochi mesi di distanza. Ma in quei mesi la mia vita è stata letteralmente stravolta. Ho però acquisito molta più consapevolezza di quel che volevo fare, quale era la direzione artistica che volevo prendere.
Questi ultimi due brani li considero quindi il vero inizio. L'unica cosa che non è cambiata è la metodologia di lavoro. I brani continuano a nascere a caso. "Due Passi" mentre ero in metropolitana schiacciato, con la cattiva notizia di mia madre che quella sera non avrebbe cucinato niente di buono da mangiare e "Festivalbar" perché stavo guardando Battiti live in TV (sorride). 

5) Nelle copertine degli ultimi due singoli è comparso un girasole, come mai? Cosa significa?

La copertina di "Festivalbar" è ispirata a una foto che ho realmente scattato. Avevo lasciato un girasole davanti casa della persona di cui parlo in "Festivalbar" e riguardando quella foto ho pensato fosse perfetta come cover del brano.
Il resto è venuto da sé. Mi piace creare continuità tra le copertine, come se fossero parti della stessa storia e in questo mi sta dando una grande mano Francesco Rivetti, il ragazzo che ha realizzato gli scatti.
Iconograficamente parlando preferisco che rimanga di libera interpretazione, è bello che tutti ci si possano rispecchiare in qualche modo.
Nella mia testa il girasole rappresenta questo capitolo e questo nuovo inizio.

6)Non l’ho citata prima volutamente. Non ci sono, infatti, solo quei tre singoli da solista, c’è anche “Porta Romana”, la canzone con la quale sei arrivato tra i primi 10 finalisti di “Road to the main stage”, un’iniziativa che, qualora ti vedesse tra i primi, ti darebbe la possibilità di esibirti sul palco di Radio Italia live. Io personalmente ti ho votato e spero tu possa raggiungere questo traguardo (per votare Skoob: https://roadtothemainstage.firestone.it/). Cosa significherebbe per te cantare su quel palco in Piazza Duomo?

Ti ringrazio! Penso sia scontato dire che sarebbe una figata. Riuscire ad arrivare su quel palco (e magari anche a quello del premio finale del festival Firenze Rocks!) potrebbe essere un grande trampolino e una grande vetrina. Poi penso che sia il sogno di tutti cantare davanti al Duomo di Milano.

7) Cosa bolle in pentola ora?

Oltre alla t-shirt in collaborazione con Capwear? (sorride) Sicuramente almeno altri due singoli nei prossimi mesi e poi chissà. Settembre porterà tante novità e sinceramente non vedo l'ora di vedere cosa ci riserva il futuro. Il prossimo singolo sarà molto particolare e sono curioso di sapere come verrà preso.